
Sancito scientificamente il primato del Monte Bianco e sostanzialmente terminata l’esplorazione orizzontale del pianeta, alla metà del XVIII secolo, la conquista della più elevata vetta alpina e della altre più importanti montagne delle catena, divengono una priorità a livello continentale per una minoranza, comunque importante, di intellettuali, scienziati, avventurieri, che diverranno la prima grande vere generazione di alpinisti.

La figura trainante e fondamentale di questo movimento verticale, è senza dubbio il ginevrino Horace Bénédict de Saussure (1740-1799) che giunge nel 1760 a Chamonix e che, da quel momento, avrà nel Monte Bianco la sua magnifica ossessione. Saussure, sinceramente conquistato ed entusiasmato dal Bianco, riversa tutte le sue energie, il suo cospicuo patrimonio e le sue conoscenze enciclopediche sulla montagna, esplora i ghiacciai, compie studi e misurazioni e soprattutto offre una ricompensa a chi raggiungerà per primo la vetta del Bianco. Egli però è un esploratore, uno scienziato, non è attirato soltanto dal primato del Monte Bianco ed è tra i primi a compiere sopraluoghi e rilevamenti scientifici su cime della Valle d’Aosta fino ad allora ignorate anche dai cartografi e dai genieri militari. Se la salita al Mont Crammont del 1778 è funzionale a studiare il Monte Bianco, ugualmente significative sono le ascensioni compiute con Laurent-Joseph Murith, canonico dell’ospizio del Gran San Bernardo, al Mont Chenalette, al Mont Mort e soprattutto al più impegnativo Mont Velan (nel 1779 con i cacciatori Genoud e Moret).
Dopo una prima fase di stasi, partono i primi tentativi di attacco al Bianco. La prima spedizione che raggiunge una quota significativa è quella del 14 luglio 1775, quando Jean Nicolas Couteran, Francois Paccard, Michel Paccard, Victor Tissai giungono al Petit Plateau per la Montagne de la Cote.

Da questo momento si succedono numerosi tentativi mentre irrompono sulla scena i due protagonisti della prima salita: Michel Gabriel Paccard (1757-1827), figlio del notaio di Chamonix, laureato in medicina a Torino nel 1779, e Jacques Balmat (1762-1834), cercatore di cristalli. L’approccio all’alpinismo sono per i due molto diversi: per Paccard l’alpinismo è motivazione interiore, dove l’anelito della conquista si unisce a un interesse appassionato per le montagne e a uno studio sistematico della loro morfologia per coglierne i punti deboli; Balmat è invece principalmente attirato dal premio offerto da De Saussure e dai benefici economici che la conquista della vetta può comportare. Senza volere entrare nei dettagli della salita, Paccard e Balmat riescono a raggiungere la vetta del Monte Bianco il 7 agosto del 1786, salendo per la Montagne de la Cote, il Petit Plateau, il Grand Plateau e i Rochers Rouges. Enorme è il clamore dell’impresa in tutta Europa. Poco dopo si scatenerà la prima grande diatriba della storia dell’alpinismo: Balmat infatti, in gran parte sostenuto e fomentato dall’opportunista e megalomane incisore, scrittore e giornalista Marc Theodore Burrit, si arroga il merito della salita e grazie alle falsità sostenute dallo stesso Burrit, riuscirà a prendersi l’intero merito della salita, screditando Paccard, che verrà riabilitato solo dopo la morte. Non a caso nel monumento eretto a Chamonix, il medico non è rappresentato ed è il solo Balmat a indicare a De Saussure la via del Monte Bianco.
da: A.Greci, Escursionismo consapevole in Valle d’Aosta, Idea Montagna Editoria e Alpinismo, Villa di Teolo 2018
Ho trovato questo articolo molto utile,ha aiutato mia figlia a fare il compito che gli ? stato richiesto dal professore di geografia.vi ringrazio molto e spero che continuerete a pubblicare le cose interessanti
Ciao Gabriela, felici di essere stati d’aiuto, pubblicheremo sicuramente altri contenuti utili e interessanti 🙂
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