Strette tra due famosi giganti come il Monte Bianco e il Gran Paradiso, le montagne della Valle di La Thuile e della Valgrisenche, soffrono spesso di una scarsa considerazione, nonostante qui si trovino alcune delle attrazioni turistiche, escursionistiche e alpinistiche più frequentate della Valle d’Aosta, come l’orrido di Pré-Saint-Didier, le cascate e il ghiacciaio del Rutor, o della Savoia come l’Aiguille della Grande Sassiere, raggiungibile con un sentiero sul versante francese. Ben più solitari e silenziosi sono però i valloni di Tos o di Arguerey, di Youla o d’Invergnau. Ed è in questi ambienti che quasi sempre ho rivolto i miei passi tra giugno e ottobre.


Come sempre le cime salite sono state tante, oltre 100, ma altrettante sono state le sorprese: prima di tutto, in quest’estate climaticamente tragica, ho potuto assistere alla giornaliera agonia di piccoli ghiacciai, constatando anche come i mutamenti climatici abbiano modificato le vie normali di numerose cime. Indimenticabili poi sono state le fioriture dei valloni di Orgeres e i colori dell’autunno a Planaval, le creste della Pointe Maurin o della Pointe du Nant Cruet. Molte le vie di salita racchiuse in quel labile confine tra escursionismo per esperti e facile alpinismo, dove il mutare delle condizioni spesso può fare la differenza; alcune facili camminate e altre salite un po’ più impegnative mi hanno convinto, ancora una volta, che sulle vie normali della Valle d’Aosta c’è spazio davvero per ogni piede, soprattutto per quelli che vogliano calpestare terreno immacolato, dove uscire dai binari e vivere un’esperienza immersiva tra queste montagne.
