Emilius-Avic

Tra creste, traversate e ”vie normali” alpinistiche sull’Emilius | Avic

Adoro settembre. Le giornate sono terse e stabili. C’è poca gente in giro. Nelle valli si respira un’aria più lenta, a tratti malinconica. Qualche serranda è abbassata e il parcheggio si trova facilmente. Il sole tarda un po’ ad arrivare, ma le giornate sono sufficientemente lunghe per qualsiasi salita. In alto i colori cambiano velocemente, i mirtilli perdono sapore, si colorano di giallo e rosso e piano piano questo variopinto tappeto scende a valle.

Siamo al terzo anno del nostro progetto tra le cime e le vie normali della Valle d’Aosta e quest’estate l’attesa di settembre è stata mitigata da tante altre bellissime giornate che mi hanno permesso di poter girovagare per raccontare, fotografare e descrivere le cime alpinistiche del terzo volume nelle valli dell’Emilius-Avic accompagnato da quella strana ma piacevolissima monotonia che a volte rende addirittura fastidioso quel perenne cielo blu senza una nuvola in piena estate.

Avevo tante aspettative per quest’anno. La zona della Valle di Champorcher, dell’Avic e dell’Emilius la conoscevo meno ed ero convinto che quelle montagne dai nomi meno altisonanti sarebbero state quel giusto mix tra ingaggio, ricerca, difficoltà, solitudine, estetica e alla fine avrebbero regalato tante sorprese.

Il salirle tutte personalmente in un’estate, idea che sta alla base del nostro progetto, è una piccola sfida, ma anche uno stimolo a trovare quegli itinerari che raggiungano la vetta per la via più facile, ma che siano soprattutto percorsi logici e proponibili, e così spesso le normali a cime meno note sono diventate la scusa per relazionare un’interessante via, una cresta o una lunga traversata sempre su difficoltà classiche. Penso per citarne alcune al Dent de la Becca, montagna più di nome che di fatto se non vista dal fondovalle, che verrà proposta insieme alla più conosciuta e meritevole Via Cretier alla Becca di Nona, o alle piccole Punte Junod lungo la cresta Nord della Grande Roise, raggiunte solo nella delicata traversata che parte dal Col de Salé, o alla Cresta di Ponton poco sopra all’incantevole vallone di Orsiére.

Talvolta la salita merita, altre volte molto poco, spesso la roccia non è un granché, qualche torrione in mezzo al bosco è al limite del praticabile, ma la ricerca dei passaggi, l’incognita di quello che ci sarà dopo regalano quasi sempre il piacere di quell’alpinismo fatto di poche difficoltà ma di lunghi e faticosi avvicinamenti tra creste, torrioni con l’unica e certamente anacronistica idea di conquista della vetta che però non smette mai di farci di battere il cuore (per la fatica!!).

Federico

Sulla Cresta dei Tre Curati all’Emilius
Scendendo lo splendido vallone di Laures
Il Bec Curbo
Sulla cresta della Rosa dei Banchi
La severa cresta del Trident de Colombo?
Prime luci verso il Monte Rosa

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