
Per molti frequentatori della Valle d’Aosta รจ una delle vallate “minori”: qui i 4000 si vedono in lontananza, la lenta e inesorabile agonia del Ghiacciaio della Rosa dei Banchi ha lasciato la vallata completamente orfana di masse glaciali, le vie alpinistiche piรน prestigiose si sviluppano altrove. Un forte richiamo escursionistico hanno i laghi intorno al Rifugio Barbustel (orograficamente giร nella Vallone di Chalamy) e soprattutto la conca di Dondena, con il meraviglioso Lac Miserin, le frequentate cime della giร citata Rosa dei Banchi, della Becca Costazza e del Mont Glacier. Anche per me, soprattutto nelle poco frequentate aree montuose a sud di Champorcher e Pontboset, erano quasi una carta bianca, ancora tutta da riempire di passi e salite. Come al solito la Valle d’Aosta ha saputo sorprendermi, con infiniti valloni come quelli della Legna e di Manda, dove prati, rocce e nevai si inseguono o con cime apparentemente arcigne e che invece si fanno raggiungere con logiche vie di salita su panoramiche creste come nel caso del Monte dei Corni e del Monte Marzo.

Molte sono state le ascensioni lungo vie normali al confine tra escursionismo e alpinismo, sia tra quelle note come la stessa Rosa o il Mont Dela, che tra quelle semi sconosciute come il Mont Blanchet o il Bec Pendente. Non sono mancati momenti di sconforto, come arrivare al Col Flotte tra rododendri alti e fitti come una foresta o avvicinarsi al Mont Moussillon quando la neve era ancora decisamente ancora troppa e non piรน portante, ma anche momenti di fanciullesco entusiasmo come quando ho potuto guardare negli occhi un gipeto che mi ha sibilato a due metri dalla testa o quando tutte le cime della Valle si dipanavano all’orizzonte nel silenzio assoluto del Mont Iverta. I metri di dislivello e chilometri accumulati sono stati tanti, ma altrettanto numerose sono state le emozioni, le parole scritte e le immagini portate a casa. In attesa di spostarsi verso il centro della Valle, per ricominciare a sorprendersi.
Andrea