
In Valle d’Aosta, italiano e francese sono entrambe lingue ufficiali, un bilinguismo riconosciuto non solo dallo statuto regionale ma anche dalla Costituzione Italiana. In verità, le lingue parlate sono quattro (italiano, francese, patois e walser), documentando le complesse vicende storiche e culturali della regione. Dopo la sconfitta dei Salassi, i Romani avviano la latinizzazione della Valle. Nel 575 con l’annessione della Valle d’Aosta al regno di Borgogna (area linguistica gallo-romana), il latino si evolve nel franco-provenzale che a sua volta di trasformerà nel corso dei secoli nel patois, il dialetto (meglio l’insieme dei dialetti) parlato ancora oggi in Valle d’Aosta a fianco di italiano e francese. Il termine patois, derivante dal termine patta (zampa), denota come nei secoli passati si procedesse a uno svilimento della tradizione linguistica popolare. Non a caso nella seconda metà del XX secolo si sono proposti altri nomi con cui designare i dialetti, di comune origine franco-provenzale, che si parlano ancora oggi in Valle d’Aosta, Romandia (Svizzera), Piemonte occidentale e Savoia: arpitano (abitante delle Alpi), grayn (lingua delle Alpi Graie) o, appunto, franco-provenzale, denominazione erudita utilizzata nell’ambiente scientifico. Nel corso degli anni però, il termine patois ha perso la sua connotazione negativa per assumere al contrario una forte componente identitaria ed essere oggetto di tutela e valorizzazione da parte della popolazione, delle istituzioni e degli ambienti accademici. Oggi in Valle d’Aosta è ancora correntemente parlato, come lingua non ufficiale, ma nonostante alcune caratteristiche comuni, ogni vallata e in molti casi anche singoli paesi e frazioni (a volte anche vicinissimi tra loro) possiedono termini ed espressioni differenti.
La Regione autonoma ha creato un prezioso database della lingua franco-provenzale valdostana (e dei corrispondenti termini in italiano e francese): www.patoisvda.org.it.